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[Contenuto fornito dalla Commissione Europea]

I mari e gli oceani stanno diventando sempre più le discariche del nostro pianeta – circa 10 milioni di tonnellate di rifiuti abbandonati nell’ambiente finiscono nei mari ogni anno. In particolar modo il rifiuto di plastica causa particolari problemi, vista la sua longevità e la tendenza a degradarsi in particelle via via sempre più piccole. Queste possono essere inghiottite dai pesci, con conseguenze spesso fatali. Ma anche oggetti più grandi possono creare problemi, con l’enorme numero di pesci ancora catturati dalle reti fantasma, ossia i resti delle reti un tempo usati per pescare e che si sono spezzate in mare o addirittura sono state abbandonate. I costi economici delle operazioni di pulizia sono notevoli, per esempio le sole città inglesi spendono circa 18 milioni di € all’anno in pulizia delle spiagge.

Come parte dell’attuale sforzo dell’Unione Europea per combattere questa piaga, la Commissione ha lanciato una consultazione pubblica a fine 2013. I risultati della consultazione sono stati analizzati e saranno utilizzati per definire i target di riduzione dei rifiuti, che la Commissione aggiornerà nel 2014. Per saperne di più: http://ec.europa.eu/environment/consultations/marine_litter_en.htm

Scala e risorse
Misurare l’ammontare degli scarti già presenti nei mari e negli oceani è complicato dato che l’ambiente marino è sempre in movimento e ci sono molte differenze geografiche tra le varie superfici d’acqua.
Cercando di misurare il rifiuto presente prevalentemente in mare risulta quindi utile monitorare la quantità di nuovi rifiuti che vi viene gettata.
I rifiuti possono entrare negli oceani da diversi canali. Qualche rifiuto viene scaricato direttamente nel mare dalle imbarcazioni, ma nella maggior parte delle regioni, fino all’80% dei rifiuti in mare viene portata dai fiumi, dal vento o dai canali di drenaggio. Una gestione negligente dei rifiuti vicino ai fiumi o ai mari può aggravare sensibilmente il problema. Per questa ragione una buona politica di gestione dei rifiuti a terra è una parte essenziale della soluzione al problema, e assicurare che i regolamenti in materia di rifiuti siano attuati è di vitale importanza per evitare che i rifiuti finiscano in acqua.

Contesto Internazionale
La comunità Internazionale si sta organizzando per affrontare il problema a partire dagli ultimi anni. In occasione della conferenza Rio +20 nel 2012, le nazioni si sono impegnate ad agire per raggiungere riduzioni significative degli scarti in mare per prevenire danni alle spiagge e all’ecosistema entro il 2025. Si sono anche impegnate a sviluppare strategie regionali per affrontare il problema.

rifiuti spiaggia

Grazie alle convenzioni regionali europee del mare, il lavoro è già partito.
Un piano di azione regionale sui rifiuti abbandonati in mare è stato preparato per il Mediterraneo, e la sua adozione è in arrivo da parte della Convenzione di Barcellona nel Dicembre 2013. All’incontro ministeriale della Convenzione HELCOM nell’ottobre 2013, la nazioni Baltiche si sono accordate per sviluppare un piano di azione regionale entro il 2015, mentre nel nord-est dell’Atlantico OSPAR sta preparando un piano di azione regionale pronto per il giugno 2014. Il lavoro sta progredendo anche nel mar Nero dove I membri della Convenzione di Bucarest stanno lavorando per preparare un piano strategico. Una conferenza a Berlino co-organizzata dalle autorità ambientali tedesche e dalla Commissione Europea ha ideato alcuni strumenti per combattere l’abbandono dei rifiuti in mare.

L’azione dell’Unione Europea
A livello europeo, l’accordo del 7 programma d’azione sull’ambiente è stato un passo molto importante, con il Consiglio e il Parlamento d’accordo nello stabilire “un obiettivo principale di riduzione dell’abbandono di rifiuti in mare”. Per rendere operative questo impegno, la Commissione Europea sta sviluppando questo obiettivo affinchè sia inserito nella revisione della Direttiva Quadro sui Rifiuti, la direttiva sulle discariche e sugli imballaggi e rifiuti derivanti da imballaggio. Essa terrà conto anche delle riduzioni che possono essere raggiunte grazie ad una maggiore sensibilità dei cittadini e dalla condivisione delle best practice.

Anche gli Stati Membri hanno la responsabilità di affrontare il problema nel contest della Direttiva Quadro sulla Strategia per l’Ambiente Marino. Come parte dei loro obblighi derivanti da questa direttiva, gli Stati Membri devono sottoporre alla Commissione un Programma di Misure entro il 2015, spiegando come intendono raggiungere un “buono stato dell’ambiente marino”, includendo la ricerca del tipo di rifiuti prevalente in mare e il loro impatto.