Secondo un recente studio pubblicato sulla rivista Science Advances, gli esseri umani hanno prodotto 8.3 miliardi di tonnellate di plastica dal 1950 ad oggi. Nel 2015, solo il 9% dei circa 7 miliardi di rifiuti plastici prodotti è stato riciclato. Il 12% è stato bruciato negli inceneritori, mentre il 79% è stato accumulato in discarica o disperso nell’ambiente e in mare, minacciando una contaminazione irreversibile dell’ecosistema naturale.

Circa il 79% della plastica prodotta annualmente viene dispersa nell'ambiente.

Circa il 79% della plastica prodotta annualmente viene dispersa nell’ambiente.

Lo studio ha infatti messo in luce come la plastica riesca a resistere ai processi di biodegradazione per centinaia – se non migliaia – di anni. In pratica, man mano che il tempo passa, invece di biodegradarsi la plastica si separa in pezzetti sempre più piccoli, a volte minuscoli (le cosiddette microplastiche), senza tuttavia sparire mai completamente.

Con una produzione in costante aumento (le tonnellate prodotte nel 1950 erano 2 milioni, passate a 8.3 miliardi nel 2017, e una previsione di 34,5 miliardi di tonnellate prodotte nel 2050), gli studiosi avvertono che la plastica potrebbe causare una crisi ambientale simile, per portata, a quella prodotta dai cambiamenti climatici.

Non solo l’ecosistema naturale, la plastica minaccia anche la salute umana

All’inizio di quest’anno gli scienziati hanno rinvenuto oltre 18 tonnellate di plastica in una delle isole più remote del mondo, un atollo completamente disabitato situato nella Pacifico del sud. Un altro studio ha recentemente evidenziato come perfino le lontane spiagge antartiche siano pesantemente inquinate dalla plastica, nonostante l’esiguo numero di abitanti locali.

L'atollo di Henderson, nel Pacifico del sud, un tempo era un paradiso terrestre. Ora è considerato essere l'isola più inquinata al mondo.

L’atollo di Henderson, nel Pacifico del sud, un tempo era un paradiso terrestre. Ora è considerato l’isola più inquinata al mondo.

Senza un deciso cambio di rotta, la situazione in futuro potrà solo peggiorare: si stima infatti che negli oceani, nel 2050, la quantità di plastica supererà quella di pesci.

Parte della plastica dispersa nell’ambiente si sta già facendo strada all’interno della catena alimentare umana. Basti pensare che un gruppo di ricercatori di Plymouth ha scoperto che circa un terzo del pesce pescato nei mari della Gran Bretagna (fra cui merluzzi, sgombri e molluschi) contiene residui di microplastiche.

Ciò è particolarmente preoccupante, in quanto l’ingestione di alcune sostanze chimiche contenute nella plastica (quali ad esempio bisfenolo e ftalati) è connessa all’insorgere di numerosi problemi negli esseri umani, fra i quali incremento del rischio di malattie cardiovascolari, di alcuni tipi di cancro, infertilità e diabete (fonte: www.plasticpollutioncoalition.org).

Il cattivo utilizzo degli imballaggi di plastica alla base del problema

Il nuovo studio ha evidenziato che la crescita esponenziale nella produzione di plastica è dovuta in gran parte all’utilizzo massiccio di imballaggi, bottiglie usa-e-getta, contenitori e confezioni mono-uso. È stato calcolato, ad esempio, che ogni minuto nel mondo vengano acquistate un milione di bottiglie di plastica, e si prevede che questo numero aumenterà del 20% entro il 2021.

L'utilizzo massiccio di imballaggi in plastica è alla base del continuo aumento della produzione di questo materiale.

L’utilizzo massiccio di imballaggi in plastica è alla base del continuo aumento della produzione di questo materiale.

«Stiamo soffocando sempre di più gli ecosistemi naturali con la plastica che produciamo. Mi preoccupa il fatto che scopriremo la maggior parte delle le conseguenze avverse di questo fatto solo quando sarà ormai troppo tardi», ha dichiarato al Guardian il Professor Roland Geyer dell’Università californiana di Santa Barbara, a capo del progetto di ricerca.

E noi, cosa possiamo fare per contribuire ad arginare il problema della plastica?

7 oggetti di plastica di cui è possibile fare a meno, da subito

Tutti noi possiamo fare la differenza modificando alcune piccole abitudini quotidiane. Ecco qui alcuni consigli su come fare.

1. Cannucce. Sorseggia la tua bevanda preferita direttamente dal bicchiere. Oppure porta con te una cannuccia riutilizzabile. In carta, acciaio, vetro o bambù: esistono moltissime alternative alla plastica!

2. Posate di plastica. Anche in questo caso, preferisci posate riutilizzabili e maggiormente sostenibili (la Francia, ad esempio, ha recentemente vietato l’utilizzo di posate, bicchieri e piatti usa e getta).

3. Bottigliette d’acqua. Eliminale e, al loro posto, porta sempre una borraccia con te, che puoi riempire al lavoro, alle fontane o nei bar.

4. Spazzolino. Prova quello in bambù, al posto della più inquinante (e non riciclabile) versione in plastica.

5. Shopper monouso. Sostituiscile con una delle tante alternative riutilizzabili.

6. Tazze per caffè usa-e-getta. Il loro utilizzo massiccio costituisce un problema soprattutto nei paesi di cultura anglosassone. Qui i consumatori più attenti stanno imparando a portare con sé la loro tazza, riutilizzabile, sostenibile, e trendy. Fallo anche tu!

7. Contenitori monouso (vaschette, coppette, etc.). Preferisci sempre contenitori che siano richiudibili e riutilizzabili.

logo-quadrato-con-claim-trasparente-e1413477569439Alessandra Varotto