La “Bio-raffineria del futuro” e “Enerpaper”. Sono questi i vincitori di Io penso circolare, concorso promosso da La Stampa Tuttogreen e Aquafil, con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, che ha voluto valorizzare e sostenere i progetti che lavorano per dare un contributo innovativo a processi, sistemi, tecnologie e prodotti nel campo dell’economia circolare.

A valutare i 46 progetti che hanno partecipato al concorso è stata la giuria composta dal direttore de La Stampa Maurizio Molinari, dal coordinatore di TuttoGreen Roberto Giovannini, dal giornalista Antonio Cianciullo, dal presidente di Aquafil Giulio Bonazzi, da Gianluca Baldo, socio fondatore di Lce e da Alessandra Astolfi di Ecomondo, la fiera per la «green & circular economy» nell’area euro-mediterranea. Al vincitore della categoria «centri di ricerca», la “Bio-raffineria del futuro” dell’Università di Trento, va un premio di 3.000 euro, mentre la startup prima classificata, “Enerpaper”, potrà usufruire di una consulenza di tre mesi da parte della Life Cycle Engineering (Lce), società specializzata nelle analisi del ciclo di vita del prodotto e delle performance ambientali. La cerimonia di premiazione si è svolta giovedì 4 maggio 2017 presso il Circolo della Stampa di Torino alla presenza del ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti.

Progetto “Bio-raffineria del futuro” [Processo di conversione idrotermica per la produzione di biocombustibile, bioadsorbente e bioplastiche] Università di Trento
La tecnologia sviluppata dal team di ricerca è un processo innovativo di valorizzazione degli scarti organici umidi chiamato conversione idrotermica (HTC). Durante l’HTC lo scarto viene trasformato in un materiale solido, l’idrochar, che può essere utilizzato per la produzione di energia o piuttosto come adsorbente o materiale di alta qualità. I prodotti della reazione HTC sono 3: una fase solida, l’idrochar, classificabile come biocombustibile dalle caratteristiche simili a quella della lignite fossile ma rinnovabile e priva dei composti inquinanti dei combustibili fossili. La resa in massa di hydrochar rispetto alla biomassa secca di partenza è di circa 60-80%. Una fase liquida, che può essere riciclata al processo e poi concentrata per estrarre prodotti quali il 5-HMF e l’acido levulinico, precursori per la produzione di bioplastiche. Una fase gassosa, prodotto in quantità trascurabili e costituita al 99% da CO2. Oltre ad essere un processo innovativo, la tecnologia ridurrebbe la produzione di potenziali rifiuti, valorizzandoli in una filiera concentrata e, al contempo, generando dei prodotti rinnovabili destinati a ridurre lo sfruttamento di fonti fossili.

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Enerpaper, startup incubata presso l’Incubatore I3P del Politecnico di Torino
Edilizia e sostenibilità sono le parole chiave per Enerpaper: la startup produce materiale isolante composto da cellulosa utilizzando materie prime derivanti da carta riciclata. I fiocchi di cellulosa vengono poi insufflati nelle intercapedini dei muri per isolare le pareti dal punti di vista termo-acustico. La cellulosa, stabilizzata attraverso un particolare processo produttivo, si trasforma in un materiale isolante con caratteristiche di antifiamma, antimuffa e antispolvero che risponde all’esigenza di creare una barriera naturale termo-acustica contro la dispersione termica degli edifici, sfruttando le proprietà della cellulosa stessa. Il prodotto, protetto da brevetto internazionale, è privo di sali di boro ed ha un ridotto apporto di additivi chimici; si può presentare sia in bobine (unico al mondo) che in forma di fiocchi (ovatta di cellulosa) a partire dalle bobine stesse.

Giuseppe Iasparra per Eco dalle Città