di Albana Muco

Risparmiate oltre 100 mila tonnellate di CO2, 23 mila tonnellate di oggetti recuperati: nell’ultimo anno il settore è cresciuto del 7 %. L’indagine svolta da Occhio del Riciclone e Mercatino S. r. l.

La funzione economica e sociale dei mercatini dell’usato o delle pulci cresce ogni giorno di più. Tali luoghi, che siano online o tradizionali, rimettono in vendita oggetti usati ed evitano il conferimento in discarica di ingentissimi volumi di potenziali rifiuti, permettendo così il riutilizzo di materie prime. I mercatini sono, quindi, il cuore dell’economia circolare in netta contrapposizione con quella lineare.

Secondo l’economia lineare, terminato il consumo termina anche il ciclo di un prodotto che diventa rifiuto. In quest’ottica, si obbliga la catena economica a ripetere continuamente lo stesso schema: estrazione, produzione, consumo, smaltimento. L’obsolescenza programmata dei prodotti costituisce perciò un fattore che genera sempre più rifiuti. Come si può combattere tutto questo? Con un altro tipo di economia, quella circolare: tutte le attività, a partire dall’estrazione e dalla produzione, si pongono l’obiettivo di rendere i rifiuti di qualcuno risorse per qualcun altro. Ecco perché il settore dell’usato, e soprattutto i mercatini, sono un esempio vincente della circular economy.

Un’indagine condotta dall’Occhio del Riciclone in partenariato con Mercatino S.r.l. – la più grande azienda europea nel suo settore con oltre 10 milioni di clienti totali – ha evidenziato che negli oltre 200 punti vendita della stessa azienda, sono stati 9 milioni e mezzo gli oggetti venduti, pari a 23.722 mila tonnellate di materiali recuperati. E non è finita qui. Recuperando quegli oggetti, si è contrastato l’effetto serra con un risparmio di oltre 107 mila tonnellate di CO2 equivalente. Infine, si sono risparmiate anche risorse non rinnovabili pari a quasi 1 miliardo e 600 milioni di MJ Primary (megajoule di energia primaria).

Sebastiano Marinaccio, Presidente di Mercatino S.r.l., spiega: “La nostra azienda considera la responsabilità sociale e ambientale parte integrante delle sue strategie e attività operative. Per questa ragione ha scelto di dotarsi di standard operativi mirati alla sensibilizzazione globale sul riutilizzo degli oggetti e in grado di tradursi in metodologie socialmente utili che consentano di evitare gli sprechi e rendere un servizio all’ambiente. L’indagine ha dimostrato anche quantitativamente che estendere la vita dei prodotti tramite il riutilizzo è un mezzo efficace per contribuire alla conservazione delle risorse, della riduzione delle emissioni di gas serra, e della riduzione dei rifiuti. Inoltre consente di soddisfare la domanda dei consumatori senza la produzione di nuovi prodotti”.

Il 22 novembre 2011, volendo dare un riconoscimento formale alla loro attività, gli operatori e gli organizzatori del settore dell’usato (fiere, cooperative di produzione lavoro e di quelle sociali, botteghe di rigatteria, negozi in conto terzi, ecc.) si sono costituiti in un’unica grande associazione denominata Rete O.N.U. (Rete Nazionale Operatori dell’Usato). Quest’ultima “rappresenta 10 mila operatori in tutta Italia”, afferma il suo Segretario Gianfranco Bongiovanni.

È proprio il caso di dire che i mercatini dell’usato costituiscono delle vere “miniere green”.

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