Sono belle, cromate, pulite, pratiche e fanno pure un po’ figo se pensiamo a George Clooney e al suo “Nespresso, what else?”. Ma dell’altro c’è. Le capsule del caffè hanno conquistato il mondo, battuto le vendite del caffè macinato e solubile, e ci stanno seppellendo vivi.

10 miliardi sono le unità vendute ogni anno nel mondo,  la crescita del mercato in Italia ha superato il 20% e produce 120 mila tonnellate di rifiuti di solo packaging.

Addirittura Jean Paul Gaillard, colui al quale la Nespresso deve l’invenzione più rivoluzionaria del mercato del caffè, oggi si dice pentito e ammette il disastro ecologico. Che sia una manovra di marketing per vendere le cialde biodegradabili o convincere i suoi clienti “addicted” a portare in dietro le capsule usate poco importa. Il cambio di rotta è tracciato.

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Nespresso ha avviato una collaborazione con il Consorzio Imballaggi ALluminio Cial per la raccolta delle  capsule esauste, che prevede anche il recupero dei residui di caffè per la produzione di compost destinato alla Onlus Banco Alimentare. Il progetto è attivo in Italia solo in 30 negozi, o boutique, come vengono chiamati i punti vendita della multinazionale svizzera ma c’è in cantiere un progetto “The Positive Cup” per la sostenibilità di tutta la filiera, dalle piantagioni allo smaltimento.

Lavazza dopo aver commercializzato oltre 2 miliardi di capsule in plastica non riciclabile per preservare al meglio la qualità del caffè è passata alle cialde biodegradabili in Mater-Bi® messo a punto grazie a 5 anni di ricerca con Novamont.

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Meglio ancora Vergnano, che era arrivata per prima con la linea Èspresso1882, capsule certificate “Ok compost”, realizzate con poliesteri biodegradabili ottenuti, in parte, da fonti rinnovabili e smaltibili nel bidone dell’umido senza bisogno di separare l’involucro dal residuo di caffè. L’attenzione è andata a tutto il packaging, infatti, la scatola è in carta riciclabile,così come l’involucro in plastica.

Kimbo, Illy e Indesit hanno lanciato un comarketing realizzando una macchinetta per il caffè ad uso domestico che poteva accogliere oltre alle cialde compatibili anche una tipologia di cialde biodegradabili al 93%.

Un grande passo lo ha fatto La Commissione Europea  proponendo una modifica alla direttiva imballaggi che comprendesse tra questi la capsula vuota del caffè favorendone, così, il riciclo.

Oggi, il mercato mondiale del caffè, dopo la rivoluzione delle capsule, deve fare i conti con l’impatto ambientale che deriva dal mettere 5gr di caffè in un imballaggio non biodegradabile o, in ogni caso, non sostenibile.

Le alternative cominciano ad arrivare sul mercato anche se non sono la scelta più facile, più economica e più “cool”, però si può scegliere tra le opzioni con un packaging meno impattante sull’ambiente. Pensateci la prossima volta che vi preparate la tanto amata “tazzulella e cafè” e ricordatevi che le iscrizioni alla Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti sono ancora aperte!

logo-quadrato-con-claim-trasparente-e1413477569439Alessandra Cavone