Secondo la FAO ogni anno finiscono nel cestino della spazzatura 1,4 miliardi di tonnellate di alimenti scartati e con essi anche 570 milioni di euro. Si spreca maggiormente cibo all’interno delle mura domestiche. E’ quanto si apprende da Just Eat It, A Food Waste Story, il documentario diventato icona del movimento contro lo spreco alimentare. Il film esperimento, presentato per la prima volta in Italia al festival cinematografico di CinemAmbiente, ha contribuito a puntare i riflettori su questa pratica poco etica e poco edificante sia per i cittadini che per l’ambiente.

just eat it cinema massimo

Proiezione gratuita di Just Eat It al Cinema Massimo di Torino in occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione

Con nonchalance siamo abituati a gettare cibo ancora commestibile per tutta una serie di motivi che riguardano le quantità acquistate, l’incapacità di pianificazione dei pasti, la scarsa capacità a leggere le etichette.

A questo inconcepibile quanto dannoso spreco concorre anche la ristorazione. Sempre secondo l’indagine condotta dai protagonisti di Just Eat It, i ristoranti tendono a servire pietanze abbondanti per venire incontro a clienti molto poco sensibili alle questioni ambientali e schiavi della sovrabbondanza. Gli avanzi che lasciamo nel piatto o i cibi che rimangono nelle cucine rappresentano non solo un consumo mancato. Il cibo gettato è spreco di energia nonché spazzatura che con le sue emissioni è concausa del riscaldamento globale e dei cambiamenti climatici.

Nel tentativo di cercare di contenere tanto spreco, per sensibilizzare i cittadini alle tematiche ambientali e convincerli ad adottare stili di vita più sostenibili, in Europa si stanno facendo timidamente largo alcuni ristoranti che cucinano e servono il cosiddetto “cibo salvato”. In questi ristoranti si cucinano cioè quegli alimenti che seppur ancora commestibili finirebbero dritti in discarica a inquinare e avvelenare il nostro pianeta. A riempire pance vuote e a deliziare palati sopraffini, spesso ci pensano cuochi, per lo più volontari, che si dilettano in raffinate preparazioni.

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Instock, il ristorante che cucina cibo salvato ad Amsterdam

Se volete dunque fare del bene all’ambiente e dare il buon esempio, potete recarvi all’Instock di Amsterdam, non senza aver prenotato prima. Pare infatti che la voglia di salvare cibo dal cassonetto sia per fortuna diventata una moda. Il ristorante ha fatto convenzioni con la grande distribuzione e con alcune fattorie della zona che forniscono le materie prime.

Rimanendo nel Nord Europa e più precisamente a Copenhagen ha aperto nel 2013 il Rub&Stubs (“Tutto, senza eccezioni”). Il ristorante in barba alla superstizione è nato di venerdì 13 da un’idea di un gruppo di studenti. Oggi raccoglie circa un centinaio di volontari che oltre a cucinare deliziosi piatti con gli scarti devolvono parte dei loro ricavati ad alcune associazioni attive in Sierra Leone. Qui vengono serviti piatti con la merce che le aziende non possono mettere in commercio per questioni estetiche, eccessi di produzione o vicinanza alla scadenza.

Rub&Stubs

La cucina del Rub&Stubs di Copenhagen. Foto by Ogigia.com

Infine a Leeds nel Regno Unito c’è il Pay as you feel, cafè che fa parte di un più ampio progetto denominato “The Real Junk Food Project”. Edd Colbert, 23 anni, uno dei direttori del ristorante, una laurea in sviluppo internazionale con specializzazione in politica di cibo, dichiara: «Pay as you feel è un mezzo per colmare la barriera che si frappone tra produttori e consumatori».

Non ci sono prezzi fissi. Ognuno paga quello che crede opportuno. C’è chi soddisfatto paga 50 sterline per un panino e chi invece non potendo permetterselo mangia gratis. All’interno del ristorante è attivo uno spazio “swap-shop” per permettere ai cittadini di scambiarsi cibo non consumato.

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Edd Colbert, uno dei direttori del Pay As You Feel di Leeds. Foto by yorkshireeveningpost.co.uk

Ovviamente in questi virtuosi ristoranti il menù cambia ogni giorno. Le pietanze dipendono dagli approvvigionamenti, ovvero da cosa arriva nelle cucine. Non semplici ristoranti quindi ma iniziative concrete atte a promuovere una nuova cultura ambientale più attenta allo spreco e alle buone pratiche.

A quando in Italia?

logo quadrato con claim trasparentedi Eleonora Anello per eHabitat.it